NOTA: questo è un post scritto originalmente il 18 luglio 2010, sul mio primo blog che si chiamava “PDI^” e girava su Blogsome, una piattaforma che non esiste più.
È da un bel po’ di tempo che non scrivevo, e dubito di ritornare a farlo con frequenza a breve termine, ma il bello di avere un blog è che puoi scriverci comunque quando vuoi dire qualcosa.
E ho qualcosa da dire.
Ho appena finito di leggere And Another Thing che altro non è che il sesto libro della trilogia della guida galattica.
Solo che nel frattempo Douglas Adams è passato nella prossima vita, per cui il libro non è stato scritto da lui ma da Eoin Colfer, non m’è ben chiaro il perché.
Ora, io ho letto un certo numero di n-logie, in cui gli ultimi capitoli sono stati scritti da altri che l’autore originale, per capitalizzare brutalmente sui fan. Alcuni casi, come la pubblicazione di tutta la roba post-tolkieniana sono tollerabili.
Altri, come la conclusione di Dune, un po’ meno.
Per cui, quando ho scoperto che esisteva un seguito della guida galattica (che finisce con, beh, finisce che non può esserci un seguito) sono partito da un discreto livello di scetticismo.
Eppure, il libro è molto più piacevolo di quel che mi aspettassi.
Genesi di questo blog
Caro Lettore, prima di andare avanti dobbiamo chiarire una cosa: mai notato il titolo di questo blog?
PDI^2 sta per “Propulsione D’Improbabilità Infinita”.
Io non sono bravo a ricordare le cose, e non potrò mai essere un vero fan che recita a memoria i personaggi dei libri o film che ama. Però li amo lo stesso.
La guida galattica per l’autostoppista è non solo uno dei miei libri preferiti.
Nella mia lista di libri senza cui non sarei la persona che sono, è praticamente l’unico che non avrei potuto sostituire con nient’altro.
La Guida è in un sacco di modi il modo in cui avrei voluto vivere.
Quella gioia che c’è in ogni paragrafo, quel fatto che le cose vanno a puttane ogni due minuti però si va avanti comunque che sul pianeta accanto c’è qualcosa di figo e tutti da $DEITY in giù hanno cose di cui pentirsi che però vabè, capita e andiamo avanti.
I Vogon che vengono schifati dall’evoluzione, cercare qualcosa da bere mentre l’universo finisce, i topi che citano bob dylan, il pangalactic gurgle blaster, il robot depresso e le porte che godono ad essere aperte. Non c’è una singola cosa nei 5 libri che non abbia amato (tranne la bistromatic, che era un po’ fiacca).
Il che, ovviamente, ha causato la sua buona parte di problemi per una quindicina d’anni quando la mia risposta di default a ogni domanda è stata “quarantadue”.
Insomma, “And Another Thing” dovevo leggerlo anche a costo di lanciarlo contro la parete dalla rabbia.
E invece, non è stato così.
Scusate per il disturbo
Ritrovare Arthur, Ford, Zaphod e Trillian è stato come rivedere amici che hai perso di vista ma con cui hai fatto un sacco di cose da ragazzino. Certo, non è la stessa cosa ma fondamentalmente rimane un filo che vi unisce.
Ed Eoin Colfer, che io conoscevo solo per i libri per ragazzi della serie di Artemis Fowl (non capolavori, ma godibili) s’è guadagnato rispetto. Secondo me, nel libro si vede che è stato scritto da un altro appassionato. Certo, ci sono un po’ di ammodernamenti di contesto che stonano forse un po’, ma son pure passati trent’anni, e adesso ci troviamo con una versione quasi concreta della guida galattica, anche se gli manca il “don’t panic” e un bel po’ di ironia.
Colfer non è Adams, e la genialità di alcuni pezzi della Guida manca (vaso di petunie anyone?) ma non è un misero pastiche, né una fanfic infima.
Quando l’autore va a ripescare Thor, personaggio che poteva essere completamente dimenticato nel tourbillon di apparizioni dei cinque libri non sembra essere mancanza di idee, ma genuino lavoro nel ricollegare pezzi apparentemente scollegati, cosa che rendeva la guida così deliziosamente “comprensiva”.
Ed il titolo stesso è una perla, essendo una citazione da “So Long, and Thanks for all the Fish”
The storm had now definitely abated, and what thunder there was now grumbled over more distant hills, like a man saying “And another thing…” twenty minutes after admitting he’s lost the argument.
Se c’è una differenza, ma può darsi me la sia inventata io condizionato come sono da informazioni extra-libro, è che la guida era, chiaramente, british. Questo è, decisamente, irish.
Colfer è irlandese, e così è uno dei personaggi nuovi nel libro.
C’è un pianeta, e un continente, che si chiamano Cong, e Innisfree.
E mentre la guida aveva quell’aria di aplomb inglese (di un secolo fa?) di Arthur che cerca il tè in accappatoio su un’astronave, “And Another Thing” ha l’allegra barbarie degli irlandesi (moderni?) che usano parole straniere senza ragione sbagliandone lo spelling.
Il libro è spiritoso, ritmato e ben scritto. Ci sono una mezza dozzina di deus ex machina, solo che se in qualsiasi altro libro uno si sarebbe avvelenato il sangue, nella guida sono, boh, quasi necessari.
C’è anche quel pizzico di coraggio di mettere dentro personaggi/cose/eventi che nell’originale non c’erano e che non stonano, ma senza esagerare.
Inizia che non ti convince, poi pian piano ti prende e poi finisce con un finale che, si è sensato, ma forse si poteva fare di più.
Insomma, non è male, se vi capita, provate a leggerlo, senno chiedetemelo e se posso ve lo presto 🙂